Ai soliti profani il risultato di domenica scorsa potrebbe sembrare deludente, se confrontato al cinquantaduesimo posto dell'edizione 2018, dove il nostro unico atleta presente aveva totalizzato 299 punti, a soli sei punti dal suo record personale, e dove aveva ottenuto la cinquantaduesima posizione.
Ma se dobbiamo essere del tutto sinceri, i soliti profani come recitava un vecchio adagio inglese: "Parlano di Robin Hood, ma in pochi hanno mai teso il suo arco". Diciamo pure nessuno. 
Perché nei Campionati Italiani 3D 2019, tenutisi da sabato 22 a domenica 24 giugno 2019 nei boschi di Finale Ligure, c'è stato molto di più di quello che dice il semplice risultato.
Innanzitutto, gli archi nudi, dislocati sul Percorso Bianco, hanno dovuto affrontare diverse piazzole di una difficoltà tecnica estremamente elevata, con sagome che per la loro posizione hanno messo nei guai persino molti grandi nomi del giro della Nazionale. Basti citare soltanto la piazzola 8, completamente immersa nel buio, oppure la 23, con bersagli estremamente piccoli a oltre 15 metri di distanza, o la famigerata numero 24, posta oltre i 20 metri dal basso verso l'alto, larga soltanto una spanna, e con il "superspot" posto esattamente sulla sommità della sagoma, col rischio concreto - diciamo pure la quasi matematica certezza, per chi non faccia di cognome Esposito, Strobbe, Bianchi, Cogo, Berti o Giannini - di una deviazione infame della freccia. A tutto questo, potremmo aggiungere tranquillamente la sfiancante lunghezza di una gara durata dalle 9:30 del mattino fino alle 14:30 in un clima torrido, con diverse piazzole posizionate sotto il sole rovente di mezzogiorno - cinque di fila -, e un percorso lungo due chilometri attraverso i boschi sconnessi e rilievi impervi. Ad ogni piazzola l'arco sembrava diventare sempre più duro e pesante, e ogni passo un po' più lento e difficile del precedente, mentre con l'afa il leggero tessuto della divisa sembra diventare quasi un'armatura rovente, quasi intollerabile da portare senza sentirsi male.
C'è veramente poco da aggiungere. Gli Italiani 3D di quest'anno sono stati una vera impresa per i 586 arcieri provenienti da tutta Italia. Basta confrontare i dati con gli Italiani 2018 per capire la grandiosità della sfida dello scorso weekend: a Lago Laceno ad agosto si erano presentati alla partenza 411 arcieri, quindi ben 175 atleti in più, e fra questi gli archi nudi l'anno scorso erano 69, mentre quest'anno erano addirittura 134, 65 arcieri in più. Così come molto maggiore era la difficoltà tecnica del percorso di qualifica di quest'anno, di gran lunga superiore a quella, con molti saliscendi ma tutto sommato senza ostacoli particolarmente insormontabili. Bisogna poi ricordare che il percorso destinato agli archi nudi l'anno scorso passava per intero attraverso una fitta pineta, location che regalava agli atleti in gara un ben gradito refrigerio dall'implacabile solleone irpino.
Sommata la difficoltà tecnica, l'estenuante lunghezza di un percorso impervio, il solleone e la concorrenza agguerrita, per tacere di un intero anno di allenamenti e sacrifici affrontato solo per ottenere la qualificazione alla massima competizione nazionale, allora il risultato del nostro solito Daniele Alessandro Folli acquisisce tutto un altro significato. Coi suoi 272 punti, che gli sono valsi la 102sima posizione su 134 arcieri, la performance dell'arciere bellinzaghese, benché ad alcuni dei soliti profani potrebbe comunque rimanere un mezzo fallimento, - se la si guarda con vera obiettività - diventa al contrario una prova di come, con volontà ferma e testa fredda si possa comunque affrontare a testa alta da una grande prova anche se non se ne esce con una medaglia al collo.
Se, detto tutto ciò, i soliti profani continueranno col loro fare saccente a snobbare il nostro sport e a considerarlo come lo svago di una manica di poltroni con la pancia, beh, forse allora sarebbe il caso che, oltre a parlarne, questo benedetto arco provassero a tenderlo, così, tanto per cambiare.